Cos’è l’oro?
L’oro è da sempre il metallo più prezioso, probabilmente perché non si ossida come altri metalli preziosi, è facilmente malleabile nonostante il suo punto di fusione sia molto elevato e il suo colore rimanga sempre vivo nel tempo, proprio per questo fin dai tempi remoti viene associato al sole, fonte energetica fondamentale per la vita del pianeta.
Allo stato puro è un metallo troppo morbido, quindi per lavorarlo viene legato ad altri metalli che ne aumentano la sua resistenza meccanica, infatti si possono trovare soprattutto nell’oreficeria manufatti d’oro giallo, rosso o bianco, in base al tipo di lega e alla percentuale di metallo aggiunto.
Le leghe più diffuse sono quelle ottenute dall’aggiunta in differenti percentuali di rame e argento.
L’oro in natura
L’oro è reperibile in natura non solo nelle miniere, veri e propri giacimenti in cui risiede l’oro nativo, incastonato nel quarzo e visibile a occhio nudo ma anche nei letti di alcuni fiumi, per quanto riguarda l’Italia, soprattutto affluenti del Po quindi nella zona settentrionale della nazione, l’oro alluvionale è stato trasportato nei secoli dalle correnti, dopo l’erosione dei ghiacciai avvenuta circa 10.000 anni fa, l’oro modellato dall’acqua assume la forma di pagliuzze.
Chi decide di avventurarsi in questa ricerca deve sapere che in Italia si può effettuare solo manualmente, con un piatto chiamato batea e una canaletta, bisogna considerare il fatto che se tutto va bene in una giornata di 8 ore si riescono a recuperare circa un paio di grammi quindi una “corsa all’oro” un po misera e soprattutto faticosa.
L’oro allo stato grezzo non è brillante come siamo abituati a vederlo dopo le lavorazioni, è di un giallo intenso ma opaco.
In seguito all’estrazione o al ritrovamento, il minerale viene polverizzato e immerso in una soluzione di cianuro di sodio o di potassio, la soluzione viene agitata attraverso un continuo getto d’aria, a questo punto l’oro si trasforma in cianurato di sodio o di potassio, tale procedimento permette il distacco e la separazione dalla sabbia e altri residui minerali, dopo di che attraverso la precipitazione viene trasformato in metallo tramite la polvere di zinco o di alluminio.
L’oro ottenuto viene depurato da ulteriori sostanze che lo rendono impuro, mediante dei lavaggi a base acida o tramite processi elettrolitici, alla fine di questi procedimenti si otterrà la polvere d’oro puro, di colore rosso/marrone che verrà fusa per ottenere il metallo giallo.
Creare gioielli tramite fusione in stampi
Il concetto è quello di far colare il metallo fuso all’interno di stampi realizzati con differenti materiali, le tecniche più antiche ancora utilizzate in oreficeria sono:
MICROFUSIONE A CERA PERSA
Questa tecnica era utilizzata già nell’età del bronzo, si modella con la cera il gioiello poi si formano dei canali sempre di cera e in seguito si realizza uno stampo in gesso, attorno al modello di cera.
Quando il gesso si asciuga, si fa scaldare il tutto in un apposito forno, la cera si scioglie e fuoriesce dai canali di scolo creati precedentemente.
Nello stampo in gesso viene inserito il metallo liquido, quando l’oro si sarà solidificato, si romperà lo stampo di gesso e otterremo il gioiello da rifinire, impreziosire e lucidare.
IN OSSO DI SEPPIA
E’ simile alla tecnica precedente, si divide l’osso in due parti uguali, s’incide all’interno, nella parte morbida, la forma da dare al gioiello e si crea il canale di scolo, le due parti di osso vengono unite e legate tra loro, facendo coincidere la decorazione, per creare uno stampo, come per la tecnica della cera persa, anche qui verrà inserito l’oro fuso attraverso lo scolo e quando il metallo tornerà allo stato solido si eliminerà l’osso di seppia che non potrà essere utilizzato per altre fusioni, perché il calore del metallo fuso lo brucerà. L’oggetto ottenuto dovrà essere rifinito.
Le tecniche più moderne permettono di realizzare stampi più elaborati, grazie all’utilizzo di centrifughe elettriche o a gas, questi possono venire riutilizzati più volte, soprattutto per produzioni industriali.
Ovviamente quando si parla di pezzi unici è escluso l’utilizzo degli stampi, fatta eccezione per le piccole tirature che possono essere differenziate grazie all’applicazione di gemme o rifiniture particolari, in quel caso pur avendo un oggetto di partenza realizzato con base a stampo, il gioiello finale può essere considerato unico.